I sentieri delle miniere
La Sardegna ha conosciuto sin dai tempi antichi un forte sfruttamento minerario. Nel mondo antico infatti, i metalli erano un’importante risorsa che permetteva di garantire l’autosufficienza economica. Erano una materia prima indispensabile per l’agricoltura, l’industria militare, l’artigianato. Sin da tempi antichissimi la Sardegna è stata quindi identificata come ricca produttrice di metalli e la presenza dei primi mercanti sull’isola è con molta probabilità dovuta alle sue ricchezze minerarie.
Lo sfruttamento minerario nei secoli ha lasciato tracce indelebili sul territorio. In particolare nel sud dell’Isola sono numerosissime le miniere ormai abbandonate, di cui rimangono gli imponenti resti.
Una giornata dedicata alla scoperta di ciò che rimane di secoli di attività dell’uomo nelle viscere della terra.
A scelta tra:
-Ingurtosu è stata una delle più importanti realtà minerarie isolane. Rimangono oggi il Villaggio, centro direzionale delle due miniere di Ingurtosu e della vicina Gennamari, con la direzione, lo spaccio, la posta, le abitazioni degli impiegati, l'ospedale, la chiesa, il cimitero.
Elementi interessanti sono la Laveria Brassey, inaugurata da Thomas Alnutt Brassey il 17 ottobre del 1900; la Laveria Pireddu che si trova sul versante settentrionale del piccolo pianoro da cui prende il nome; il cantiere Casargiu che presenta due impianti, uno vecchio, risalente ai primissimi anni di attività della miniera, il pozzo Casargiu, e uno nuovo, risalente agli anni '40-'50 del secolo scorso, il pozzo 92; consigliamo il Museo multimediale della miniera.
-Montevecchio è un borgo minerario situato in un vasto territorio ricadente nei comuni di Guspini ed Arbus.
Il centro di Montevecchio è uno degli insediamenti minerari più antichi della Sardegna, di cui sono visitabili la miniera di Piccalinna scoperta nel 1874, che si estende per circa 370 ettari. Nel piazzale di Piccalinna una serie di edifici, tutti con muratura in pietra faccia a vista, decori in laterizi e una certa ricercatezza architettonica, costituiscono quello che in passato era il nucleo operativo di questo cantiere minerario: il pozzo San Giovanni e la lampisteria, la sala argano, la sala compressori e la cabina elettrica, la laveria Piccalinna, gli uffici e la forgia. La miniera di Piccalinna terminò la sua attività nel 1981 quando un guasto alle pompe per l'eduzione delle acque dal sottosuolo, troppo costoso da riparare, segnò la fine dell'attività estrattiva; la miniera di Sant’Antonio con l’omonimo pozzo, uno dei più suggestivi di Montevecchio
Interessante la Palazzina della Direzione oggi completamente restaurata, sorprende con la visita alla Sala Blu, il cui nome si deve alle decorazioni che ricoprono completamente le pareti e la volta.
Progettato ed edificato per volontà di Giovanni Antonio Sanna tra il 1870 e il 1877 il palazzo della direzione sorge nell’abitato di Gennas, nello spiazzo denominato "spianamento" per i lavori di preparazione alla costruzione che hanno letteralmente spianato il colle originario.
-Masua Il sito minerario era già conosciuto alla fine del '600, e ciò è testimoniato dalla presenza di scavi, gallerie e fornelli nella roccia calcarea per la ricerca del piombo e dell'argento. Il villaggio minerario sito sul ripido pendio di Punta Cortis disponeva di una scuola, di un ospedale, della chiesa, di laboratori e di altri servizi.
Il luogo più interessante dell’area è Porto Flavia realizzato nel 1924 e dedicato alla figlia del progettista, l’ing. Cesare Vecelli. Si tratta di un sistema per la spedizione dei minerali, fra i pochi al mondo, che permetteva il carico di un mercantile in un giorno o due (in media 500 tonnellate all’ora), contro i 7 o 8 giorni di duro lavoro necessari nei faticosi metodi tradizionali. Interessante anche il Museo delle Macchine da Miniera che raccoglie una settantina di grandi macchine, oltre che svariate attrezzature e utensili minerari, a testimonianza dell'evoluzione industriale apportata dall'epopea mineraria in Sardegna.
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